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IL MONASTERO BASILIANO |
Il Monastero di Santa Maria Odigitria è la
continuazione dell'antico monastero di San Basilio Craterese,
fondato tra la fine del X secolo e l'inizio dell'XI.
Sorge in una panoramica posizione alle pendici di monti boscosi
tra il maestoso massiccio del Pollino a nord e la sottostante
piana di Sibari ad est. Si dice che uno dei monti che sovrasta il
Monastero e il paese sia il cratere di un vulcano, da qui la
denominazione "craterese" data anticamente al Monastero
di San Basilio (secondo il prof. B. Cappelli
"craterese" da crateròs, il forte, il potente:
attributo per S. Basilio il Grande).
Accanto all'antico cenobio si formò il piccolo paese di San
Basile, che si accrebbe alla fine del secolo XV e inizio del
secolo XVI, con l'insediamento di profughi albanesi.
Alla ricostruzione del Monastero si sono adoperati i monaci della
Badia greca di Grottaferrata (Roma), ansiosi di ritornare nella
terra calabra da cui provenivano i loro fondatori: i Santi Nilo e
Bartolomeo, e continuarvi la missione che i loro confratelli
avevano dovuto interrompere.
L'inaugurazione del nuovo cenobio avvenne nel 1933 alla presenza
del Vescovo di Lungro, Monsignor Giovanni Mele, e di altre
autorità civili e religiose di San Basile.
Nel 1956 il Monastero fu ampliato con l'aggiunta alla fiancata
est della chiesa di una nuova ala ricavandone, tra l'altro, una
capace aula per riunioni e una sala adibita a biblioteca, ove
sono raccolti oltre 8.000 volumi di carattere letterario, storico
e religioso, messi a disposizione del pubblico.
Dal 1942 il Monastero è sede anche del Piccolo Seminario
Italo-Albanese "Benedetto XV" dell'Eparchia di Lungro.
Entro le sue mura si svolgono periodicamente convegni e giornate
di ritiro per il clero diocesano e di promozione spirituale e
culturale per il popolo e in particolare per i giovani.
LA CHIESA
DI SANTA MARIA ODIGITRIA
La Chiesa di Santa Maria Odigitria conserva gelosamente, di
fronte all'altare maggiore, un affresco che rappresenta il busto
di una madonna vestita di azzurro sotto il manto rosso e con la
testa coronata e da cui scende fin sulle spalle un velo verde
chiaro campeggiante su una grande aureola giallo oro.
É un pezzo dell'intero affresco, salvato nel XIII secolo, ed
unico resto dell'antico cenobio di San Basilio che esisteva già
da almeno tre secoli.
In Calabria la Vergine ha avuto sempre un culto particolare sotto
il titolo di Odigitria, condottiera, guida. Odigitria fu Maria
nelle calamità del popolo desolato e implorante, Odigitria fu e
sarà sempre Maria nel guidare i suoi devoti ai piedi di Gesù.
La Chiesa subì, nel tempo, varie modifiche. Nel 1930, per la
munificenza del popolo di S. Basile, fu prolungata. Con l'avvento
dei Monaci Basiliani nel 1931, fu restaurata, abbellita e
arredata. Nel 1935 fu restaurata la cupola, nel 1937 rifatta
totalmente la facciata e nel 1960 innalzato, su base del vecchio,
il nuovo campanile.
La Chiesa è ad unica navata con volta a botte, nel centro della
quale c'è un dipinto della Madonna in atto di proteggere il
Monastero e il paese di San Basile. A sinistra di chi entra c'è
una niccha con la statua della Madonna della Misericordia,
venerata dagli albanesi con questo titolo fin dalla loro venuta
in San Basile. A destra e a sinistra ci sono due tele, in una S.
Nilo e S. Bartolomeo, nell'altra S. Basiolio e S. Macrina.
L'artistico ambòne in legno, o pulpito (1935), è opera
dell'artista Gabriele Tudisco. Dietro l'iconostasi, nel Vima o
Santuario, si trova la Sacra Mensa o Altare di forma quadrata, al
centro della quale domina l'Artoforion o Tabernacolo, a forma di
tempietto, sulla porticina del quale una croce sui cui bracci
superiori spiccano le lettere IC XC (Gesù Cristo) e su quelli
inferiori NI KA (vince). Sull'Altare è posto sempre il libro
degli Evangeli: parola di dio scritta.
L'ICONOSTASI
L'Iconostasi, alta transenna che separa il Vima o Santuario dalla
navata, viene chiamata così perchè è decorata di sacre icone.
É la caratteristica delle chiese di rito bizantino ed ebbe
origine in seguito alla restituzione del culto delle sacre
immagini (anno 843).
Attraverso le sue porte, che vengono aperte o chiuse solo durante
i vari momenti delle celebrazioni liturgiche, si accede al Vima,
ove sorge l'Altare in forma di mensa quadrata. La porta centrale,
che è più grande, si chiama Speciosa o meglio Porta Santa.
L'Iconostasi della Chiesa del Monastero di San Basile è in legno
di noce, artisticamente intagliata da Francesco Di Giovanni nel
1947, su disegno dell'ing. Emilio Caprari; le tre porticine,
invece, sono opere dell'intagliatore Gabriele Tudisco.
La porta centrale (Porta Santa) è chiusa da una grande tenda o
velario e, in basso, da una mezza porta a due battenti, sui quali
è dipinta l'Annunciazione.
Le sacre icone del Signore, della Panaghia (la tutta Santa), la
Cena e i due medaglioni dei Santi calabresi Nilo e Bartolomeo,
sono squisita fattura del prof. Giuseppe Rondini, mentre lo
Jerom. Partenio Pawyk ha dipinto i quadri dell'Assunta,
dell'Ingresso al Tempio della Madre di dio, l'Annunciazione della
Vergine Maria della porta centrale e i due Arcangeli delle porte
laterali.
L'Iconostasi indica la nostra infinita distanza dal mistero di
Dio e insieme la bontà di Dio, che con la liturgia annulla
questa distanza e attraverso la Porta Santa si comunica a noi.
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